Il recupero dei rifiuti organici e biodegradabili – Impianto di Peccioli
I numeri:
- 2025 avvio impianto;
- tratterà ogni anno 97.000 tonnellate di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata
Nel processo di gestione dei rifiuti organici si inserisce anche lo sviluppo del biodigestore anaerobico realizzato da Al.Be Spa (società costituita da Alia Servizi Ambientali e Belvedere) nel Comune di Peccioli, per il recupero della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. L’impianto, che si trova all’interno del polo tecnologico della società Belvedere, è un moderno biodigestore anaerobico in grado di trattare annualmente 97.000 tonnellate di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione organica, oltre a 8.000 tonnellate di verde derivante da sfalci e potature, che daranno origine a 8 milioni di metri cubi di biometano e a 18.000 tonnellate di ammendante compostato misto da poter utilizzare in agricoltura.
L’impianto si sviluppa su una superficie di circa 3 ettari, comprende 4 capannoni industriali e altri manufatti impiantistici e prevede 9 sezioni diverse di lavorazione. Nella prima sezione, composta da un capannone di 2.000 metri quadrati di superficie, arriveranno in prima battuta i sacchi di rifiuti organici derivanti dalla raccolta differenziata urbana e avverrà una prima selezione dei materiali, durante la quale verranno rimossi i piccoli residui di frazioni estranee, come i metalli e le plastiche. Il materiale organico selezionato verrà poi inviato ai tre digestori, vero cuore del sistema, all’interno dei quali specifici batteri anaerobici trasformeranno le lunghe catene organiche di carbonio in metano e in altri gas organici. Al termine del processo di digestione la parte solida residua, una specie di fango, chiamato ‘digestato’, verrà pompata nella sezione di miscelazione, situata in un altro capannone di 12.000 metri quadrati di superficie, che comprende anche le successive sezioni dedicate al compostaggio e alla raffinazione del compost, per essere prima mescolato con il rifiuto verde (sfalci e potature) e poi inserito in 20 biocelle lunghe 30 metri e larghe 6,5. All’interno delle biocelle la miscela ottenuta attraverserà una seconda fase di ‘digestione’ durante la quale i batteri, stavolta aerobici, la stabilizzeranno e la igienizzeranno, trasformando la materia putrescibile in compost organico, che poi sarà ulteriormente raffinato per dare vita ad un prodotto, l’ammendante compostato misto, pronto per essere utilizzato in agricoltura. Parallelamente, il biogas grezzo estratto dai biodigestori sarà inviato alla sezione di up grading, costituita da una serie di torri e tubazioni, che lo trasformerà in biometano avanzato da poter utilizzare come carburante per i veicoli o come combustibile nei bruciatori. Una volta raffinato, il biometano verrà deumidificato e compresso per essere caricato sui carri bombolai alla pressione di 220 bar e quindi portato sul mercato.
Con l’obiettivo di valorizzare l’inserimento del nuovo impianto nel contesto delle colline dell’Alta Valdera si è scelto di utilizzare i capannoni come base per due opere d’arte di artisti di fama internazionale. Il capannone del compostaggio da 12.000 metri quadri ospita sulla copertura l’opera ‘Germoglio’ dell’artista Remo Salvadori: il fiore della vita, a cui si allude, è un simbolo del germoglio che nasce dal caos per poi creare una trasformazione. Sempre sul capannone del compostaggio, ma sulla facciata lunga oltre 200 metri, l’artista David Tremlet ha realizzato l’opera pittorica ‘Untitled’ partendo da una griglia geometrica e intersecata a una sequenza di forme astratte regolate e distribuite sulle superfici secondo criteri in cui predomina l’attenzione alla proporzione e ai rapporti spaziali che nascono dalla loro combinazione e assemblaggio. I colori selezionati dall’artista, l’ocra, il rosa, il marrone e le diverse gradazioni di grigio, rimandano alle colline circostanti, fattore determinante e fonte di ispirazione per il concepimento di una nuova opera da realizzarsi intorno a Peccioli.
L’impianto di Peccioli, insieme a quello simile all’interno del polo di Casa Sartori a Montespertoli, consentirà l’autosufficienza dei Comuni della Toscana centrale e di quella costiera, che potranno dunque trattare internamente il 100% di frazione organica da rifiuti solidi urbani e verde